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Fermare il genocidio a Gaza è una questione di giustizia climatica

Aggiornamento: 8 dic 2023

Traduzione dell'appello pubblicato da Palestinian BDS National Committee (BNC) il 30/11/23


Lɜ palestinesi a Gaza stanno subendo un orribile genocidio. Il ritmo di uccisione dei palestinesi da parte di Israele ha avuto "pochi precedenti in questo secolo". Interi quartieri sono stati rasi al suolo, gli ospedali sono stati presi di mira. 1,7 milioni di persone sono state sfollate, e la fame è stata utilizzata come arma di guerra. Invece di riconoscere Israele come responsabile dell'apartheid, l'Occidente ha continuato ad armarlo e a fornire copertura politica al suo genocidio.


I leader israeliani sono stati espliciti riguardo alle loro intenzioni. All'inizio della guerra genocida a Gaza, il ministro della guerra di Israele ha dichiarato che i palestinesi a Gaza sono "animali umani e agiremo di conseguenza". Il genocidio di Israele nei confronti dei palestinesi a Gaza si inserisce nel contesto di 75 anni di pulizia etnica, apartheid e colonizzazione da parte degli insediamenti. I palestinesi hanno sopportato decenni di sfollamenti e negazione dell'accesso alla loro terra, ai mezzi di sussistenza e alle risorse idriche.


La maggioranza dei 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza assediata e occupata sono rifugiati, espulsi dalle loro case e privati del loro diritto al ritorno. Israele ha reso Gaza inabitabile. L'acqua dalla falda acquifera di Gaza non è adatta al consumo umano e Israele nega ai palestinesi l'accesso a alternative potabili. Anche prima dell'attuale genocidio, l'assedio di 16 anni ha significato un accesso minimo a cibo, carburante, materiali da costruzione o a qualsiasi fornitura essenziale. Israele ha condotto atti di guerra erbicida, spruzzando sostanze chimiche tossiche sui campi palestinesi per distruggere i raccolti.


L'impunità di Israele per i suoi crimini e per il genocidio in corso, il suo regime di apartheid coloniale e il controllo delle risorse costituiscono una seria minaccia per nazioni e comunità più deboli in tutto il mondo che cercano la liberazione e la giustizia osando sfidare e resistere ai sistemi di dominio, oppressione e soggezione occidentali.


È fondamentale unirsi al movimento per la giustizia climatica per garantire che il regime di oppressione di Israele non diventi un modello per un nuovo ordine mondiale di brutalità e violenza estreme e non mascherate. Non possiamo permettere che le nostre terre diventino inabitabili e che persone di colore e indigene vengano deumanizzate, sfollate e uccise per servire gli interessi coloniali, razzisti e capitalisti.

Non in Palestina né in nessun altro luogo.


Aziende israeliane come Mekorot, Netafim, Haifa Chemicals, Adama e il razzista e coloniale Fondo Nazionale Ebraico (JNF) rubano risorse ai palestinesi. Questa è stata la situazione in tutta la Palestina fin dall'inizio del regime coloniale israeliano. Allo stesso modo, aziende internazionali complici, come Siemens e Chevron, alimentano il caos climatico e l'apartheid israeliano.


La COP28 è destinata a essere un'ennesima opportunità per Israele, per gli Emirati Arabi Uniti e per l'Occidente per fare greenwashing dei loro crimini contro i popoli indigeni e le comunità oppresse in tutto il mondo. Per questo la società civile palestinese ha deciso collettivamente di boicottare la COP28 di quest'anno. Gli Emirati Arabi Uniti non sono solo uno dei maggiori produttori di combustibili fossili al mondo, ma mantengono anche una stretta alleanza militare e di sicurezza con l'apartheid israeliano, persino durante questo brutale genocidio. È uno stato di polizia responsabile anche di orribili crimini di guerra in Yemen e di un trattamento razzista e brutale dei lavoratori migranti.


Lanciamo un appello alle persone di coscienza in tutto il mondo per unirsi a noi nel costruire alleanze intersezionali con l'intento di porre fine al genocidio a Gaza, smantellare il regime di apartheid coloniale israeliano, denunciare le aziende che fanno greenwashing dei crimini israeliani e propongono false soluzioni alla crisi climatica.


I movimenti per la giustizia territoriale, indigena e climatica in tutto il mondo si stanno mobilitando per porre fine a questo genocidio, collegando le loro lotte con le nostre. Le lotte globali di base per i diritti territoriali e delle risorse indigene, la sostenibilità e contro la catastrofe climatica causata dalla cupidigia delle imprese sono intrinsecamente legate alla lotta palestinese per la liberazione.


Non può esserci fine al colonialismo climatico senza fine al colonialismo insediato.

Non può esserci giustizia climatica senza giustizia per la Palestina.


Il 9 dicembre, giorno di azione per la giustizia climatica, chiediamo ai movimenti per la giustizia territoriale, indigena e climatica di alzare la loro voce a favore della Palestina.


  • Partecipate/organizzate azioni, marce e sit-in e chiedete un immediato e permanente cessate il fuoco, la fine dell'assedio a Gaza e del cosiddetto #GazaGenocide ad opera di Israele. RIbadite che non c'è giustizia climatica sotto il genocidio, l'apartheid e il colonialismo degli insediamenti.

  • Appoggiate o avviate dichiarazioni di solidarietà rivolte ai decisori politici, chiedendo azioni urgenti per imporre un cessate il fuoco, sollevare l'assedio e rendere conto del genocidio, dell'apartheid e dei crimini di guerra di Israele.

  • Costruite e intensificate campagne di boicottaggio e disinvestimento intersezionali contro le aziende compiacenti che danneggiano i palestinesi, alimentano l'apartheid israeliano e la crisi climatica, e esportano soluzioni false ed sfruttative in tutto il mondo.

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