Abbiamo tutti acquisito l’esperienza di una crisi sanitaria globale. Abbiamo tutti imparato, sulla nostra pelle, cosa significa affrontare un evento di salute collettivo e imprevisto. In meno di un anno, il 2020, popolazioni di tutto il mondo sono state costrette a modificare il proprio stile di vita, le proprie abitudini di consumo e di viaggio, ad acquisire rapidamente nuove nozioni scientifiche e mettere in atto comportamenti volti a prevenire la sofferenza di altri esseri umani. La crisi climatica è, per l’uomo, innanzitutto una crisi sanitaria. E una parte di questo fenomeno è l’emergenza di nuove malattie infettive.
Dei 30 nuovi patogeni emersi negli ultimi 30 anni, il 75% ha avuto origine nel mondo animale. La COVID-19 è l’evento più recente, ma anche SARS, H1N1, influenza aviaria, Zika, Ebola ed AIDS sono nate così: sono zoonosi. Una zoonosi è una malattia infettiva emergente originatasi in una specie selvatica – la specie “serbatoio” – e quindi trasmessa all’uomo tramite un evento di contagio che viene chiamato spillover. Globalmente, sono responsabili di oltre un miliardo di infezioni ogni anno¹, con più due milioni di morti solo nei paesi in via di sviluppo², e la maggioranza di queste infezioni nasce da un’interazione diretta dell’uomo con la fauna selvatica³.
Virus e batteri sono ovunque. Sono parte del mondo. Partecipano all’equilibrio dell’ecosistema e al metabolismo di ogni specie vivente⁴. Collaborano con la vita, a patto che se ne rispettino gli equilibri fondamentali. Studiando medicina, una delle cose che si finiscono per imparare è come la vita poggi su un equilibrio complesso, in cui le molecole devono intervenire nel modo giusto, nella giusta quantità, al momento giusto, nel posto giusto. Nel corpo umano, se una di queste componenti – una sola – smette di compiere il lavoro esatto per cui è stata creata, si perde l’equilibrio e si instaura la malattia. Studiare fisiologia significa sconcertarsi di come tutto questo possa stare in piedi.
Nell’ecosistema è lo stesso. La biodiversità ci protegge. Non possiamo pensare di sconvolgerne gli equilibri, se non altro per via del fatto che ne siamo parte. Come riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’aumentata incidenza di infezioni zoonotiche nelle ultime decadi è una diretta conseguenza dell’intervento dell’uomo sulla natura³. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Nature⁵ l’innalzamento delle temperature e lo sfruttamento antropico del territorio porteranno, nei prossimi anni, alla migrazione di numerose specie animali alla ricerca di nuovi habitat in cui sopravvivere. Questo, a sua volta, determinerà un aumento significativo delle opportunità di spillover tra diverse specie di animali selvatici, tra animali selvatici e animali da allevamento e tra animali e l’uomo. La figura riporta come, nel 2070, queste aree di concentrazione di eventi di spillover tra specie animali coincideranno con le aree geografiche di esplosione demografica umana.
Carlson, C.J., Albery, G.F., Merow, C. et al. Climate change increases cross-species viral transmission risk. Nature607, 555–562 (2022). https://doi.org/10.1038/s41586-022-04788-w
Deforestazione, povertà, disuguaglianze, insicurezza alimentare, commercio illegale di specie selvatiche e insediamento incontrollato sono tutti fattori precipitanti la perdita della biodiversità. Nell’ultimo secolo, ogni anno abbiamo perso il numero di specie animali che avremmo dovuto perdere in cento anni⁶. Stiamo erodendo la capacità del pianeta di sostenere la vita degli esseri umani, la vita in generale.
Dall’inizio della pandemia, sei milioni e mezzo di persone sono morte di COVID. Sette volte il numero di abitanti della mia città natale, Torino. Più di quanto siamo abituati a immaginare. Tutti abbiamo visto le immagini dei veicoli militari di Bergamo, dei cimiteri scavati in Brasile, dei cadaveri abbandonati sulle strade di Guayaquil, delle pire che bruciavano senza sosta a Nuova Delhi. Tutti abbiamo anche visto le immagini degli incendi in Australia, Grecia, Siberia, Francia, del cielo rosso di San Francisco, delle ceneri del Pantanal. Queste foreste sono la nostra casa, sono la nostra salute. Non possiamo limitarci a guardare.
Francesco Vladimiro Segala è infettivologo e ricercatore presso l’Università di Bari. Nel 2022 ha lavorato in Uganda con “Medici con l’Africa CUAMM” come medico cooperante, dove ha disegnato un di protocollo di ricerca sulla malaria in gravidanza che ha vinto una menzione speciale del premio Cantamessa 2022. Attualmente è al primo anno di dottorato.
Bibliografia
1. World Health Organization. Zoonotic disease: emerging public health threats in the Region. World Health Organization - Regional Office for the Eastern Mediterranean. Accessed October 5, 2022. http://www.emro.who.int/about-who/rc61/zoonotic-diseases.html
2. UN Environment Program. Preventing the next pandemic: Zoonotic diseases and how to break the chain of transmission. UNEP. Published June 7, 2020. Accessed October 5, 2022. http://www.unep.org/news-and-stories/statements/preventing-next-pandemic-zoonotic-diseases-and-how-break-chain
3. Kreuder Johnson C, Hitchens PL, Smiley Evans T, et al. Spillover and pandemic properties of zoonotic viruses with high host plasticity. Sci Rep. 2015;5(1):14830. doi:10.1038/srep14830
4. Virgin HW. The virome in mammalian physiology and disease. Cell. 2014;157(1):142-150. doi:10.1016/j.cell.2014.02.032
5. Carlson CJ, Zipfel CM, Garnier R, Bansal S. Global estimates of mammalian viral diversity accounting for host sharing. Nat Ecol Evol. 2019;3(7):1070-1075. doi:10.1038/s41559-019-0910-
6. Mass Extinctions Are Accelerating, Scientists Report - The New York Times. Accessed October 5, 2022. https://www.nytimes.com/2020/06/01/science/mass-extinctions-are-accelerating-scientists-report.html?fbclid=IwAR0sOotLfVeYsNXOMq0oUQne006s19FC3EzcpmN5PsH2A3fuNkSPsSZ74JA
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